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Immagine del redattoreGiancarlo Zecchino

ChatGPT : nemico o alleato dei docenti di lingue straniere?

Come tutti i fenomeni nuovi che aprono una finestra sull’ignoto, anche l’intelligenza artificiale crea l’ansia derivante dalla consapevolezza di un radicale cambiamento nel proprio lavoro. Un lavoro che ci auguriamo possa continuare almeno per tutta la durata della nostra carriera professionale sempre uguale a se stesso. Non c’è quindi da meravigliarsi se è allarme nel mondo del lavoro per l’avvento di ChatGPT, e il settore della didattica non fa eccezione. I docenti di lingue straniere si chiedono:

  1. Con l’intelligenza artificiale avrà ancora senso apprendere le lingue straniere?

  2. I docenti saranno sostituiti dall’intelligenza artificiale?

  3. Ha senso assegnare compiti, se poi gli studenti li fanno svolgere a ChatGPT? 

 

Con l’intelligenza artificiale avrà ancora senso apprendere le lingue straniere?

La risposta è che l’apprendimento delle lingue non avrà più motivazioni professionali e accademiche, ma solo edonistiche. Detto in soldoni: nessuno imparerà più una lingua straniera per inviare e-mail commerciali o leggere articoli accademici. Per questo c’è ormai l’intelligenza artificiale! Chi imparerà una lingua lo farà per il semplice piacere di imparare qualcosa che lo affascina e lo arricchisce. Perché lo dimentichiamo spesso, ma apprendere nuove conoscenze e sviluppare nuove abilità ci dà piacere, ci stimola, ci diverte, e consequenzialmente rende la nostra vita più ricca e significativa.


Quindi, il numero di studenti sicuramente crollerà vertiginosamente, e questa non è una bella notizia… Ma ciò che può consolare e tirar su di morale i docenti di lingue straniere è che quei pochi studenti che si iscriveranno ai loro corsi saranno quelli con le giuste motivazioni: entusiasti e desiderosi di apprendere ad ogni lezione! 

La maggior parte dei miei studenti impara l’italiano per motivi edonistici, e per questo io sono il docente più felice del mondo! Infatti, non ho bisogno di farli appassionare alla lingua e alla cultura italiana, e nemmeno devo incoraggiarli a studiare un po’ di più, perché frequentare una lezione d’italiano in loro provoca lo stesso piacere di vedere un film, giocare ad un videogioco, insomma attività che si fanno senza provare fatica, dimenticandosi addirittura del tempo! Purtroppo non possono dichiararsi ugualmente felici i docenti che insegnano a studenti che devono passare un esame di lingua per motivi accademici o professionali…


Pertanto, è assodato che gli studenti diminuiranno, ma non è che scompariranno! Non è che poiché possiamo ascoltare un pezzo di chitarra acustica su Spotify, nessuno impara più a suonare la chitarra; o che poiché possiamo muoverci comodamente in auto o in moto, nessuno va più in bici… ci saranno sempre gli amanti delle lingue!


I docenti saranno sostituiti dall’intelligenza artificiale?

La risposta è sì se stiamo parlando di docenti freddi e impersonali come un robot. I docenti carismatici, affascinanti, divertenti e ispiratori non potranno mai essere sostituiti da una macchina priva di calore umano, inventiva e originalità. 

Nel mio piccolo, sto reinventando le mie lezioni ed evolvendo il mio metodo didattico rendendolo il più comunicativo possibile, mettendo al centro le esperienze dei miei studenti e i loro interessi. Inoltre, ho aumentato il ritmo della lezione riempiendola di attività brevi, giochi, quiz, effetti sonori, musiche di sottofondo, ospiti da intervistare, insomma un vero e proprio format televisivo e non più una lezione accademica.


Ha senso assegnare compiti, se poi gli studenti li fanno svolgere a ChatGPT?

La risposta è sì! Pensiamo al Community Language Learning (CLL). In questo metodo didattico all’inizio della lezione il docente con un registratore registra gli studenti che partecipano ad una conversazione su un argomento selezionato in base al loro livello dal docente, e lo fanno attraverso una meta-lingua (ovvero una lingua che mischia la lingua target con la lingua madre). Poi il docente registra un feedback per ogni studente, spiegando come esprimere più correttamente e sinteticamente gli stessi concetti nella lingua target. Dopo aver ascoltato la registrazione del docente, gli studenti partecipano nuovamente alla conversazione, ma esprimendosi tenendo in mente le correzioni del docente.

Questo metodo ha i vantaggi di abbassare il filtro emotivo, ovvero quell’ansia che ci sopraggiunge ogni volta che dobbiamo esprimerci in lingua straniera perché abbiamo paura di sbagliare e di non sapere o ricordare le parole. Inoltre, poiché il contenuto della conversazione è pensato dallo studente stesso, sarà più facile per lui comprenderne poi le correzioni suggerite dal docente. Questo metodo seppure efficace, non è applicato da molti docenti in quanto prevede che il docente stesso conosca più lingue straniere in modo da capire cosa vogliono davvero esprimere gli studenti. Inoltre, quando è stato inventato, le registrazioni venivano fatte su audiocassetta, il che rendeva molto laborioso l’intero processo. Perciò, il Community Language Learning, sebbene fosse una buon approccio per insegnare le lingue è subito caduto in disuso. 


Ora immaginiamo che ChatGPT svolga il ruolo di questo docente che spiega agli studenti come esprimere al meglio quello che vogliono dire nella lingua target. Poi durante la lezione in classe, gli studenti devono partecipare alla conversazione tenendo in mente i suggerimenti di ChatGPT. Non è la stessa dinamica del Community Language Learning?


Mi immagino ChatGPT come un insegnante di recupero, che aiuta i miei studenti a prepararsi al meglio per la lezione. Il mio compito è dare agli studenti un tema su cui prepararsi tenendo conto del loro livello. Poi gli studenti a casa con ChatGPT studiano in autonomia come esprimere bene in italiano quello che pensano sul tema da me assegnato. Così durante la lezione in classe gli studenti non hanno più paura di sbagliare, anzi addirittura non vedono l’ora di partecipare alla conversazione! Non è incredibile?


Un altro esercizio che do agli studenti è quello di preparare uno script per un video breve. Loro solitamente si fanno aiutare da ChatGPT per perfezionarlo. A questo punto me lo inviano per controllare che tutto sia logico e corretto. Ottenuto il mio consenso, iniziano ad esercitarsi ad alta voce per esprimersi in modo scorrevole e naturale, e alla fine lo registrano. Poiché l’autore del contenuto è lo studente stesso, sarà più coinvolto emotivamente, e quindi ricorderà più facilmente il vocabolario che ha usato per realizzare il video. In classe poi visioniamo insieme i video realizzati da tutti gli studenti, raggiungendo due risultati:

  1. I video diventano materiale didattico per un esercizio di ascolto che coinvolge gli studenti. Li coinvolge proprio perché i video sono stati realizzati dai loro compagni, da persone che conoscono. Il materiale dell’esercizio non è quindi impersonale e generico, ma al contrario è contestualizzato e referenziale.

  2. La visione dei video motiva gli studenti a fare di più, perché non c’è niente di più motivante del risultato delle proprio fatiche.



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