Riporto un'intervista di Sandra Riccio comparsa su TuttoSoldi de La Stampa del 18 febbraio 2013. Il presidente di Alpitour Gabriele Burgio illustra i trend futuri del turismo italiano, e indica le falle del nostro sistema di accoglienza turistica. Secondo il presidente Burgio per rilanciare il nostro turismo occorre puntare su qualità e servizi.
Tre i punti essenziali:
1. rinnovare le strutture alberghiere e le infrastutture
2. puntare sulla formazione degli operatori nel settore
3. attività di promozione all'estero del marchio Italia
L’Italia intanto ha perso posizioni nella classifica mondiale degli incassi nel turismo. Cos’è che non va?
«La domanda di Italia continua a esserci. Però per la prima volta iniziamo a scendere nelle classifiche delle preferenze di chi viaggia.Per moltissimo tempo abbiamo vissuto sugli allori di un patrimonio immenso che tutti volevano ammirare, magari accettando di adattarsi a un contesto ricettivo che zoppicava un po’. Ora non è più così. Il mondo è cambiato e tra le preferenze di chi viaggia sono spuntate nuove mete, per esempio l’Asia che sta esplodendo.Rispetto a un tempo servono maggiori sforzi, solo che a questo punto scontiamo anche un enorme ritardo sul fronte della qualità/prezzo. Altri Paesi, come la Spagna, hanno fatto molto e oggi sono in grado di accogliere i turisti a tariffe basse e con un servizio superiore al nostro».
Su cosa dovrà puntare il settore?
«Serve più qualità. Oggi i clienti italiani sono più esigenti, si informano e arrivano preparati. Ma sulla qualità dobbiamo puntare anche per non perdere la corsa ai nuovi turisti che, arriveranno in Europa dalla Cina, dall’India o dal Brasile. I nostri alberghi spesso sono vecchi e del tutto
impreparati sul lato commerciale. Basti dire che su un totale di 33mila strutture, appena 300 fanno parte di grandi catene internazionali. E da piccole realtà, molte volte ancora a conduzione familiare, non investono e hanno una visione carente del prodotto. In più faticano ad agganciare il tour operator cinese o la compagnia aerea low cost che porta flussi e tariffe vantaggiose per tutti».
E’ solo un problema di offerta? Cos’altro c’è che non va?
«L’elenco di cose che non vanno è lungo e inizia dalle infrastrutture. Pochi voli e treni ancora lenti. E’ vero che c’è stato un avanzamento con Frecciarossa e Italo ma i regionali sono ancora un fronte irrisolto. Anche i taxi non sono adeguati. Senza parlare poi dell’attività di promozione all’estero del marchio Italia. Ancora non c’è un fronte comune di azione. Anzi, le varie realtà di attrazione e le Regioni spesso si muovono tutte per conto loro creando confusione ed effetti controproducenti».
Cosa deve fare il governo per rilanciare il settore?
«Serve una riflessione generale perché anche parti del settore del turismo vanno rottamate per ripartire da capo. Prima di tutto bisogna investire in infrastrutture per portare il nostro Paese vicino agli standard europei. Ma la lista di cose da fare è lunga, tra le priorità metterei la formazione per gli operatori del settore, magari con istituti appositi. E poi ci vuole una maggiore attenzione per il marchio Italia all’estero. Ma il governo dovrebbe anche puntare di più sugli eventi
e in particolare sulle eccellenze del made in Italy che soprattutto tra i nuovi ricchi stanno diventando un must da avere ma anche da vedere».
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