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Come rispondere a cinque tipiche domande nei colloqui di lavoro

  • 作家相片: Giancarlo Zecchino
    Giancarlo Zecchino
  • 4月8日
  • 讀畢需時 2 分鐘

In generale i reclutatori apprezzano le risposte sintetiche e senza esitazioni. 1. Mi parli di sé. Consigliato: parlare della propria carriera e dei propri risultati professionali. Per esempio, "in tre anni ho procurato nuovi clienti alla mia azienda e ho gestito progetti innovativi nel settore". Sconsigliato: parlare di hobby e abitudini personali. Per esempio, "vado a sciare tutti gli anni, mi piacciono gli sport estremi". 2. Perché vorrebbe lavorare con noi? Consigliato: il candidato deve dimostrare di essere ben documentato sulle attività dell'azienda. Per esempio, "so che recentemente la vostra azienda ha aperto una sede in Polonia". Sconsigliato: indicare immediatamente lo stipendio che si desidera. Per esempio, "innanzi tutto, mi piacerebbe sapere quanto sarò pagato per questo lavoro".

3. Qual è il suo punto debole? Consigliato: rispondere con sincerità, tutti hanno qualche difetto. Per esempio, "devo ammettere di essere una persona abbastanza ansiosa".

Sconsigliato: indicare un difetto falso o dire che non si hanno difetti. Per esempio, "sinceramente tutti mi hanno sempre detto che ero il collega ideale". 4. Come si vede tra 5 anni? Consigliato: mostrare ambizione, dire che si desidera crescere professionalmente. Per esempio, "un giorno mi piacerebbe occupare un ruolo di rilievo nella vostra azienda".

Sconsigliato: indicare obiettivi irrealizzabili, molto difficili da raggiungere. Per esempio, "sono convinto che grazie a me in pochi mesi questa azienda diventerà il leader mondiale nel settore".


5. Perché desidera lasciare l'azienda in cui lavora adesso? Consigliato: mostrare entusiasmo per la posizione offerta, evidenziare la voglia di seguire una nuova strada. Per esempio, "sarei felice di fare un'esperienza nuova con voi". Sconsigliato: parlare male dell'attuale datore di lavoro, lamentarsi dell'impiego che si vuole lasciare. Per esempio, "mi piacerebbe lavorare qui perché l'azienda dove lavoro ora non mi valorizza per niente".

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